«Ci risiamo con il Sistri. Nonostante tutto quello che è avvenuto nei mesi passati, vedi l’intervento della magistratura di Napoli, il sistema che non ha funzionato mai, i dispositivi USB ormai superati dalle semplici password, le "black box" disinstallate dai mezzi, l’aggiornamento all’utilizzo del sistema abbandonato da tutti i soggetti coinvolti, il sistema stesso che fino a poco tempo fa latitava, nel senso che se chiamavi il call center del Sistri nessuno rispondeva. Ecco: nonostante tutto questo, comunque si deve partire con il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti». Esprime così tutta la sua perplessità il presidente di Confartigianato Vicenza, Agostino Bonomo, alla luce del decreto legge sulla razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, approvato dal Consiglio dei Ministri, che include anche disposizioni in materia di Sistri.
«È vero – aggiunge – che dal 1° ottobre solo i gestori di rifiuti pericolosi devono iniziare a utilizzare il Sistri, ma ci si dimentica che la scadenza è ravvicinata e, ovviamente, da più di un anno i nostri imprenditori si sono disinteressati a qualsiasi cosa avesse a che fare con il Sistri. Mi pare normale che, se un sistema non funziona, sia inutile dedicare tempo per imparare a utilizzarlo. E poi, cosa significa che i nuovi produttori di rifiuti devono comunque utilizzarlo, anch’essi dal 1° ottobre, e tutti gli altri dal 3 marzo 2014? Non più di un paio di mesi fa, il Ministro dell’Ambiente aveva chiesto alle associazioni di categoria di esprimere un parere sul Sistri e tutte quante, in maniera unitaria, lo hanno bocciato. Questa è una delle classiche situazioni dove la politica non vuole e non sa ascoltare. Gli imprenditori, e quindi i cittadini, dicono che quanto è stato fatto non va bene e lo dicono convinti, tutti assieme. Ma chi dovrebbe rappresentare proprio la cittadinanza continua a trovare giustificazioni al fatto che non si può tornare indietro. La motivazione è chiara: chi ha creato il Sistri ha un contratto blindato col Ministero dell’Ambiente e quindi si deve per forza proseguire con questo sistema. Siamo diventati ostaggi di un contratto che, forse, qualcuno non ha saputo o voluto valutare con attenzione. Il problema è che un numero enorme di aziende dovrà comunque, nel giro di pochi mesi, attrezzarsi per applicare il nuovo sistema sulla tracciabilità dei rifiuti, che creerà comunque ancora difficoltà. Ormai è chiaro a tutti che, al di là delle dichiarazioni dei partiti, la volontà politica per abrogare il Sistri non c’è. La strada intrapresa è quella delle semplificazioni, ma dubitiamo che saranno risolutive dei problemi che abbiamo già visto. Ribadiamo che il buon senso avrebbe dovuto condurre all’eliminazione del Sistri e alla strutturazione di un nuovo sistema di tracciabilità concordato con chi rappresenta le imprese. Oggi prendiamo atto, ancora una volta, della mancanza di coraggio di chi ci rappresenta politicamente, ostaggio di un contratto che non avrebbe mai dovuto essere stipulato».