È stato varato, dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, di concerto col ministro dell’Ambiente Corrado Clini e delle Politiche agricole Mario Catania, uno schema di decreto ministeriale che - attraverso un nuovo sistema di incentivazione - consente di dare impulso alla produzione di energia rinnovabile termica e di migliorare l’efficienza energetica. Il provvedimento è una tappa essenziale per il raggiungimento e il superamento degli obiettivi ambientali europei al 2020. Il decreto fissa il tetto di spesa annua cumulata pari complessivamente a 900 milioni di euro. Di questi, 700 sono riservati ai privati e 200 alle pubbliche amministrazioni. Le richieste di accesso all’incentivo sono accettate dal Gse, il Gestore dei servizi elettrici fino al sessantesimo giorno successivo al raggiungimento delle relative soglie di spesa annua (700/200 milioni di euro). Il decreto, che passa ora all’esame della Conferenza Unificata, si propone infatti il duplice obiettivo di dare impulso alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili (riscaldamento a biomassa, pompe di calore, solare termico e solar cooling) e di accelerare i progetti di riqualificazione energetica degli edifici pubblici. Più in particolare, per quanto riguarda le fonti rinnovabili termiche, il nuovo sistema incentivante promuoverà interventi di piccole dimensioni, tipicamente per usi domestici e per piccole aziende, comprese le serre, fino ad ora poco supportati da politiche di sostegno. Il cittadino e l’impresa potranno dunque più facilmente sostenere l’investimento per installare nuovi impianti rinnovabili ed efficienti (con un costo di alcune migliaia di euro) grazie a un incentivo che coprirà mediamente il 40% dell’investimento e che verrà erogato in 2 anni (5 anni per gli interventi più onerosi). Per quel che riguarda invece gli incentivi all’efficienza energetica per la Pubblica Amministrazione, il provvedimento aiuta a superare le restrizioni fiscali e di bilancio che non hanno finora consentito alle amministrazioni di sfruttare pienamente le potenzialità offerte dal risparmio energetico. I nuovi strumenti daranno dunque un contributo essenziale anche al raggiungimento degli obiettivi europei in termini di riqualificazione energetica degli edifici pubblici, dando a questo settore un ruolo di esempio e guida per il resto dell’economia. Le tecnologie incentivate si dividono in due categorie. Per le rinnovabili termiche - solare termico, caldaie a biomassa, pompe di calore geotermiche e scalda acqua a pompa di calore - il nuovo "conto energia termico" varrà sia per i privati che per le amministrazioni pubbliche, mentre per gli interventi di efficienza energetica – isolamento, serramenti e sostituzione degli impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione – gli incentivi varranno solo per la Pubblica Amministrazione: per questi interventi, infatti, i privati potranno contare sulle detrazioni fiscali del 55%, che per ora sono prorogate solo fino al 30 giugno 2013 ma che è intenzione - almeno secondo le dichiarazioni del MiSE e del Ministero dell'Ambiente - di riformare e rendere stabili. Per le energie rinnovabili termiche verranno incentivati impianti con potenza fino a 500 kW che dovranno avere determinati requisiti prestazionali. Fino a 35 kW l'incentivo verrà erogato su 2 anni, sopra quella taglia su 5 anni. Il sistema stima la quantità di energia che l'impianto produrrà. Per esempio, per pompe di calore, caldaie e stufe la somma erogata verrà calcolata con una formula che tiene conto di un incentivo a kWh prodotto diverso per taglia e tecnologia, della potenza della macchina, della zona climatica in cui viene installata e, per caldaie e stufe, anche delle prestazioni in termini di emissioni. Per il solare termico invece l'incentivo è per metro quadro installato: 170 euro/mq sotto ai 50 mq di superficie e 55 euro/mq per impianti oltre i 50 mq di superficie che salgono rispettivamente a 255 e 83 euro/mq nel caso di impianti che fanno anche solar cooling, cioè raffrescamento. Per dare un'idea degli importi, un impianto solare termico da 4 mq - 3.600 euro di costo indicativo - avrebbe diritto a 1.360 euro di incentivo spalmato su 2 anni, una pompa di calore elettrica da 24 kWt di potenza, costo indicativo 6.500 euro, se installata in zona climatica E riceverebbe 3.366 euro di incentivo in due anni, una stufa a pellet da 22 kWt di potenza, costo indicativo 4mila euro, sempre in zona D prenderebbe 1.690 euro in due anni. Cifre inferiori dell'attuale 55%, che hanno però il vantaggio di venire erogate in 2 anni contro i 10 delle detrazioni. Gli incentivi, ricordiamo, non valgono per quegli impianti installati per coprire l'obbligo per gli edifici nuovi o ristrutturati, ma solo la quota eccedente all'adempimento dell'obbligo sarà incentivabile. Non c'è invece un conto energia vero e proprio per gli interventi di efficienza energetica: qui l'incentivo – che, ricordiamo, è riservato agli enti pubblici - è pari a una percentuale della spesa, fatti salvi massimali di spesa diversificati, a volte, secondo le zone climatiche. Per tutti gli interventi di efficientamento, come anche per gli scaldacqua a pompa di calore incentivabili anche per i privati, l'incentivo copre il 40% della spesa. Secondo le stime del Governo, le misure del decreto porteranno a un risparmio di 15,88 Mtep al 2020, contribuendo per il 90% dell'obiettivo sulle rinnovabili termiche in bolletta e per il 9% di quello sul risparmio energetico. Le risorse verranno dalle bollette del gas: stimando una spesa di circa 880 milioni l'anno, l'onere in bolletta di qui al 2020 a regime dovrebbe arrivare a circa il 2% del metro cubo di gas. Come sappiamo ci sarà un tetto di spesa annuale: 700 milioni di euro per i privati e 200 milioni per il pubblico; dopo sessanta giorni dal superamento di questi tetti, l'accesso agli incentivi verrà chiuso. In ogni caso il limite di spesa verrà rivisto dopo 2 anni dall'entrata in vigore del decreto.