Con molta probabilità, le aziende in difficoltà finanziaria provocata dalla pandemia “coronavirus”, potranno chiedere ai propri fornitori degli sconti particolari sulla merce già acquistata e rimasta invenduta.
Si rappresenta il trattamento ai fini IVA e delle imposte dirette per le riduzioni di prezzo sui beni e sui servizi richieste dai clienti e accettate dai fornitori, in relazione alle fatture già emesse negli scorsi mesi e in pagamento in queste o nelle prossime settimane.
Causa coronavirus
Il caso riguarda la richiesta di riduzione dell’importo da pagare, correlata alla crescente difficoltà finanziaria del cliente/committente di pagare la fornitura di beni o servizi, con specifico riferimento a settori obbligatoriamente chiusi a causa delle misure di contenimento del coronavirus (per esempio, moda e turismo) con la conseguente impossibilità di vendere a clienti terzi i beni e servizi già acquistati e fatturati.
La check list operativa:
Al fine di rendere “trasparente” l’operazione, consigliamo di porre in essere i sottoelencati passaggi/adempimenti per dimostrare inequivocabilmente la veridicità dell’operazione:
Rinuncia unilaterale del fornitore
In questo caso non si ritiene possibile l’emissione di una nota di variazione, ma è necessario trattare l’operazione come liberalità e quindi l’IVA indicata in fattura rimarrebbe in capo al fornitore rinunciatario.
Riduzione dell'incasso ai fini reddituali
La riduzione dell’incasso per la fornitura di beni o servizi già fatturati, correlata alle difficoltà finanziarie del debitore, genera un componente negativo di reddito che deve essere adeguatamente gestito dal punto di vista contabile e delle imposte dirette, sia per il cliente che per il fornitore.
Per realizzare tale riduzione, i contraenti (fornitore e cliente) possono scegliere fra 3 strumenti:
Dal punto di vista contabile avremo i seguenti trattamenti a seconda dello strumento utilizzato: