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REGIME FORFETTARIO: I CONTROLLI DI FINE ANNO PER IL 2026

Controlli e requisiti da verificare nel 2025 per mantenere il regime forfettario nel 2026

Per i titolari di partita Iva che operano in regime forfettario, la fine dell’anno è il momento in cui effettuare tutte le verifiche necessarie per accertare la possibilità di continuare a beneficiare del regime agevolato anche nel 2026. Il regime disciplinato dalla Legge n. 190/2014 resta infatti applicabile anche per il nuovo anno, senza particolari modifiche rispetto alla disciplina già in vigore. Proprio per questo è opportuno analizzare con attenzione i parametri che determinano l’accesso e la permanenza nel regime.

La prima verifica riguarda l’ammontare dei ricavi e dei compensi percepiti tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2025. Il limite da non superare è pari a 85.000 euro e deve essere valutato in base agli importi effettivamente incassati nell’anno poiché il regime forfettario si basa sul criterio di cassa. Le fatture emesse ma non incassate entro il 31 dicembre non concorrono, quindi, alla formazione del totale. Nel caso in cui la soglia venga superata, le conseguenze sono diverse a seconda dell’entità dell’eccedenza: se gli incassi risultano superiori a 85.000 euro ma inferiori a 100.000 euro, il regime forfettario cessa la propria efficacia dall’anno successivo, quindi dal 2026; se invece viene oltrepassato il limite dei 100.000 euro, la decadenza dal regime è immediata, con obbligo di applicare il regime ordinario e la relativa disciplina Iva a partire dallo stesso momento del superamento.

Accanto alla verifica sui ricavi, è necessario monitorare l’eventuale presenza di redditi da lavoro dipendente o da pensione percepiti nel 2025. La soglia ordinaria di 30.000 euro è stata elevata a 35.000 dalla Legge di Bilancio 2025 per i redditi del 2024 e si prevede che la Legge di Bilancio 2026 (in attesa di approvazione) proroghi tale innalzamento anche per i redditi del 2025. Il contribuente potrà, quindi, mantenere il regime forfettario nel 2026 se nel 2025 ha percepito redditi da lavoro dipendente o assimilati non superiori a 35.000 euro. La verifica non è invece rilevante quando il rapporto di lavoro dipendente si è concluso nel corso del 2025 e non risultano, nello stesso anno, altri redditi da pensione o da lavoro dipendente ancora in essere al 31 dicembre.

Da qui derivano vari casi pratici: è possibile mantenere il regime fino ad un reddito da lavoro di 28.000 euro oppure con un reddito di 38.000 euro cessato il 30 dicembre 2025, mentre non è possibile conservarlo quando il reddito da lavoro dipendente supera la soglia o quando il rapporto lavorativo termina nel 2026. Ulteriori combinazioni, come la presenza di due rapporti lavorativi nello stesso anno, vanno valutate in funzione del totale complessivo e della situazione alla fine del periodo d’imposta.

Un altro elemento da controllare riguarda le spese sostenute nel 2025 per il personale. Il regime forfettario richiede che l’importo complessivo di tali spese, calcolate al lordo, non superi i 20.000 euro. Nel calcolo rientrano i costi relativi ai dipendenti, ai collaboratori coordinati e continuativi, al lavoro accessorio, alle prestazioni rese dall’imprenditore o dai familiari non deducibili e ai compensi corrisposti agli associati in partecipazione che apportano esclusivamente lavoro. Nel totale devono essere considerati anche gli oneri contributivi e assicurativi, come Inps e Inail.

A queste verifiche si aggiunge infine il controllo delle cause ostative che impediscono l’accesso o la permanenza nel regime. Si tratta, ad esempio, dell’utilizzo di regimi speciali ai fini Iva, della non residenza in Italia salvo specifiche eccezioni, dell’esercizio prevalente di attività di cessione di immobili o di mezzi di trasporto nuovi, della partecipazione in società di persone, associazioni o imprese familiari, oppure del controllo diretto o indiretto di società a responsabilità limitata che esercitano attività riconducibili a quella svolta dal contribuente. Rientra tra le cause ostative anche lo svolgimento di attività prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono intercorsi rapporti di lavoro nei due anni precedenti, tranne nel caso di professionisti che iniziano la propria attività dopo il praticantato obbligatorio.

Il rispetto di tutti questi elementi consente di valutare in modo completo la permanenza nel regime forfettario per il 2026. Un monitoraggio accurato dei ricavi e compensi percepiti, dei redditi da lavoro dipendente, delle spese per il personale e delle eventuali cause ostative permette di operare con consapevolezza e di evitare irregolarità o decadenze non tempestivamente considerate.

  • Data inserimento: 11.12.25
  • Inserito in:: FISCO
  • Notizia n.: 6987